Raccontando Sentieri – 16 Gennaio 2007

Episodio 15087

Episodio 15087 – 16 Gennaio 2007

Traduzione Storia: Rita126
Traduzione Dialoghi: Rita126
Revisione: Rita126

 

 

In questo episodio:

  • Josh e Cassie mettono alla prova la loro fortuna durante una serata romantica
  • Reva dice addio a Cal
  • Lizzie perde Sarah

Alle Torri, Cassie e Josh stanno finendo la loro cena. Cassie è felice: è stato tutto perfetto. Josh le fa notare che non hanno ancora preso il dolce, ma lei vuole tornare al lavoro. Il cameriere porta un piatto coperto. Quando Josh toglie la copertura, Cassie fissa a bocca aperta un meraviglioso braccialetto, senza riuscire a capire il motivo di questo regalo. Josh si finge offeso per la sua dimenticanza: è il loro anniversario! Sono passati 3 mesi, 3 settimane e 6 giorni da quando hanno ammesso di amarsi e lui vuole che quella serata sia solo per loro. Mentre parla le mette il braccialetto. Cassie è contenta e dice che lo ama, ma subito dopo gli porge il telefono perché avverta Billy che stanno andando in ufficio.

Cassie: Grazie Josh, è stato un appuntamento perfetto.
Josh: Non abbiamo ancora preso il dolce.
Cassie: Lo so, ma sono sazia. E, inoltre, penso davvero che dovremmo fare un salto in ufficio a fare un po’ di lavoro perché Billy ha fatto gli straordinari, quindi davvero penso che dovremmo… oh.
Josh: Grazie mille.
Cassie: Noi non l’abbiamo ordinato!
Josh: Va bene. (si schiarisce la voce, alza la copertura che nasconde il contenuto)
Cassie: (sorridendo stupita) Josh…
Josh: Uh-huh.
Cassie: Sei impazzito?
Josh: Veramente non è questa la reazione in cui speravo.
Cassie: Voglio dire, è bello. Caspita! Ma… per cos’è?
Josh: Beh, non sono proprio un esperto, ma penso che si debba mettere sul tuo polso.
Cassie: Già, quella parte l’avevo capita. Intendevo dire: non è il mio compleanno, non è Natale…
Josh: Non ricordi, vero?
Cassie: Oh Dio, ho dimenticato…
Josh: (ride) Santo cielo! E’ il nostro anniversario: 3 mesi, 3 settimane e 6 giorni. Sai Cassie, sono ferito, sono proprio offeso.
Cassie: 3 mesi, 3… cosa?
Josh: 3 mesi, 3 settimane e 6 giorni da quando ci siamo detti per la prima volta “Ti amo”. E’ stato il giorno in cui siamo diventati “noi” e stasera voglio sentirmi proprio così: “noi”.
Cassie: Ti amo, pazzo che non sei altro. Felice anniversario! Ora chiama l’ufficio e dì a Billy che arriviamo.

Reva entra ai Cedri. Lillian è dietro al bancone delle infermiere e, appena la vede, lascia la postazione per avvicinarla. Immaginando che voglia ricordarle di prendere l’appuntamento con l’oncologo, Reva la blocca: lo sa e fisserà un appuntamento quanto prima, ma ora è qui per il suo amico Cal che sta di nuovo male. Lillian le conferma che sta molto male e le indica la stanza di fronte, dove è ricoverato. Reva è molto preoccupata, ma appena entra nella camera assume un’espressione birichina e un tono di voce spigliato, commentando che certi uomini farebbero di tutto pur di evitare un appuntamento.

Reva: Lo so! Lo so! Lo so! Ok, lo so!!! Ho intenzione di fissare l’appuntamento con l’oncologo.
Lillian: Reva…
Reva: Lillian, lo so che sono passati 3 mesi. Sto cercando di non pensarci, ma invece ci penso adesso perché ho visto il mio amico, sai, del gruppo dei sopravvissuti. Cosa c’è?
Lillian: Cal è qui.
Reva: Lo so, cioè lui mi ha detto che il suo cancro era tornato.
Lillian: Oh, è tornato ed è brutto. E’ qui se vuoi parlargli.
Reva: Certo! [entra] Che cosa non farebbero certi uomini per evitare un appuntamento!

A Cross Creek, Beth torna al piano di sotto per avvertire la figlia che il bagno è pronto, ma non vede nessuno. Si avvicina alla culla e la trova vuota! Preoccupata prende il telefono, mentre si chiede ad alta voce dove può essere finita la figlia.

Beth: Tesoro, il tuo bagno è pronto. Lizzie? (mentre telefona) Lizzie, dove sei andata?

Lizzie, intanto, è in auto e controlla, dallo specchietto retrovisore, come sta la figlia, sistemata sul sedile posteriore. Le mette un CD con la fiaba di “Riccioli d’oro, dicendole che è una fiaba in cui si insegna a non intromettersi e a non rubare le cose degli altri. Poi aggiunge che anche lei racconterà una storia quel giorno, in cui sembrerà che lei sia molto sconvolta, così papà tornerà da loro.

Lizzie: Come va là dietro, Sarah? Vuoi ascoltare una delle tue favole? Che ne dici de “Riccioli d’oro e i 3 orsi”? Ti piace, vero? Ricorda che racconta di come le persone non dovrebbero intromettersi in quello che non li riguarda, di come le persone non dovrebbero dormire nei letti di altre persone o rubare i mar… il porridge. Ti rivelo una cosa, Sarah, anche mammina ha intenzione di raccontare una piccola favola oggi. Una storia che farà pensare a paparino che mamma è davvero sconvolta e confusa. [accende il lettore CD]
Narratore: C’era una volta una ragazzina di nome Riccioli d’Oro.
Lizzie: Una volta c’era una ragazzina di nome Riccioli d’oro e alla fine ha avuto quel che si meritava.

Nella stanza di Tammy, lei e Jonathan si baciano sul letto. Lei dice che finalmente tutto è al posto giusto. Lui vorrebbe aver lasciato prima Lizzie, perché hanno sprecato del tempo, ma a Tammy non importa: ora sono insieme! Lui prende la valigia ed inizia a tirar fuori le sue cose. Il primo oggetto che sistema è una foto di Sarah: lui vorrebbe che fosse lì con loro. Si baciano di nuovo.

Tammy: Ora tutto sembra a posto.
Jonathan: Avrei dovuto lasciare Lizzie tanto tempo fa.
Tammy: Non mi interessa nemmeno più.
Jonathan: Lo so, ma noi abbiamo sprecato tanto di quel tempo!
Tammy: Ma tu sei a casa adesso.
Jonathan: Quasi. (imita il suono di un corno) Primissima cosa… ecco! Guarda (sistema la foto di Sarah) .
Tammy: Ti manca Sarah?
Jonathan: Già. E’ strano sapere che domani mi sveglierò in un posto diverso da quello dove si trova lei.
Tammy: Mi dispiace.
Jonathan: No. Sono dove voglio essere, ma vorrei che anche lei potesse essere qui.
Tammy: Quella bambina è così fortunata ad averti come padre!
Jonathan: E ora conoscerà anche te e crescerà circondata dal vero amore.
Tammy: Sì, e vissero felici e contenti!

Lizzie parcheggia l’auto. Mentre dal CD continua la narrazione della favola, lei scende e va a controllare la piccola sul sedile posteriore. Sarah dorme. Lizzie le parla a bassa voce: non la lascerebbe sola se non fosse così importante, ma sarà per poco e ne sarà valsa la pena perché riavranno Jonathan con loro! Le dà un bacino sulla fronte e chiude la macchina.

Narratore [CD]: Sul tavolo della cucina c’erano tre ciotole…
Lizzie: E’ ora di cose da adulti.
Narratore [CD]: “Questo porridge è troppo caldo”, lei urlò e così assaggiò quello della seconda ciotola. “Questo porridge è troppo freddo”, disse e così assaggiò quello dell’ultima ciotola. “Ah, questo porridge è perfetto!”.
Lizzie: Sarah, lo sai che la mamma non ti lascerebbe mai qui da sola se non fosse davvero importante, ma lo è! E’ tutto! Quindi resisti, ok? Ti prometto che ne varrà la pena. La mamma tornerà subito e papà sarà con lei.

In camera, Tammy è seduta sul letto. Jonathan è al suo fianco, un po’ più distante, e si china verso di lei per baciarla, mentre dichiara che ora è ufficialmente un perdente, ma perde l’equilibrio e scivola a terra. Tammy ride e chiede cosa vuol dire. Seduto a terra, lui le spiega che è diventato come quelli che prendeva in giro fino a poco tempo prima, cioè una persona che parla solo di cose di famiglia e per bambini. Tammy gli siede accanto e ribatte che non lo trova molto diverso perché lo ha sempre ritenuto un “sentimentale”, solo che aveva paura di essere felice. Lui, ridendo, le spiega che prima nemmeno sapeva che volesse dire essere felici e pensava che le persone che andavano in giro sorridendo, fossero sotto l’effetto di qualche sostanza stupefacente. Ora, invece, quando vede la figlia, non riesce a non sorriderle. Si stende a terra, con la testa sulle ginocchia di Tammy e afferma che vuole che sua figlia abbia sempre fiducia in lui e sappia di poter sempre contare sul padre. Tammy ammette che loro due non hanno avuto questa fortuna quando erano piccoli. Jonathan concorda e ricorda la sua infanzia fatta di promesse non mantenute da parte di Alfred, di come lui ci credeva e restava sempre più deluso, fino ad arrivare a perdere la speranza. Questo non succederà a Sarah! Tammy è d’accordo con lui: quella bambina avrà solo cose belle. Jonathan dice che il regalo migliore per sua figlia è proprio Tammy. Si baciano.

Jonathan: Ora sono ufficialmente un perdente (cade).
Tammy: (ride) Scusa?
Jonathan: Ero solito prendere in giro le persone che parlano delle cose di famiglia e delle culle dei bambini.
Tammy: Ed ora tipi tosti come lo eri tu, possono prenderti in giro.
Jonathan: Fantastico.
Tammy: Io non penso che tu sia davvero cambiato così tanto. Ho sempre saputo che eri un sentimentale.
Jonathan: Sentimentale?
Tammy: Sì, sentimentale. Avevi solo paura.
Jonathan: Io? No.
Tammy: Sì, avevi paura di essere felice.
Jonathan: (ride) Felice… nemmeno sapevo che volesse dire. Io pensavo che le persone che andavano in giro sorridendo, ridendo, tutto il giorno… pensavo che fossero sotto l’effetto di droghe.
Tammy: Beh, io adoro il tuo sorriso.
Jonathan: (ride)
Tammy: Amo il modo in cui tu sorridi a Sarah.
Jonathan: Beh, non posso non sorriderle. Oh, Sarah. Voglio che lei si aspetti questo, capisci? Voglio che lei mi dia completamente per scontato.
Tammy: Lei non lo farà.
Jonathan: Beh, dovrebbe. Un bambino dovrebbe poter contare sul proprio padre.
Tammy: Tu non hai potuto e nemmeno io quando ero piccola.
Jonathan: Uh-huh. Già. Voglio che Sarah si aspetti dei regali di compleanno, dei regali di Natale e che ci siano anno dopo anno. Io ricordo quando ero un bambino, mio padre mi prendeva in giro. Diceva cose tipo (imitando la voce di Alfred): “Non ti preoccupare, Johnnie, quest’anno avremo un vero, grande Natale” o compleanno o altro. E io me la bevevo perché ero un bambino. Ero entusiasta, ma poi tornavo a casa e lui era steso, ubriaco, con la faccia giù sul divano e la mamma piangeva nell’altra stanza. Sai, alla fine ho proprio abbandonato la speranza e poi, lo sai, ho smesso di tornare a casa. Ma non sarà così per Sarah.
Tammy: Tu non permetterai mai che le succeda. Lei avrà solo cose belle, lo prometto.
Jonathan: Tu sei il miglior regalo che io potessi mai darle.
Tammy: Hmm. Non meglio di un triciclo rosa con le frange svolazzanti sul manubrio.
Jonathan: Meglio di un triciclo rosa con le frange!
Tammy: Caspita!
Jonathan: Oh, ti amo. Avrei solo volute saperlo prima che le cose sarebbero finite in questo modo.

Ai Cedri, Cal è a letto, ha dei tubicini al naso e sembra debole e affaticato. Reva si versa da bere mentre lo minaccia scherzosamente: il cancro non lo salverà dal week-end a Las Vegas che avevano previsto di fare. Lui risponde che lo opereranno quella sera stessa. Lei ribatte che le persone come loro non muoiono in ospedale, ma escono di scena alla grande. Poi gli domanda perché le aveva nascosto la gravità del suo male. Lui risponde che l’ha fatto per lo stesso motivo per cui lei non lo aveva detto a Josh.

Reva: Non pensare che il cancro ti eviti quel week-end che abbiamo progettato di fare a Las Vegas. Già, lo sai, vincere alle slot-machines, lanciare i dadi. Tu troverai qualche magnifica testa vuota ed io abborderò un ricco magnate dal cuore malandato.
Cal: Cancro e amnesia.
Reva: Ok, allora non parliamone, ma ci andremo.
Cal: Vai senza di me, Reva.
Reva: Non ci penso proprio.
Cal: Mi opereranno stanotte.
Reva: E non resteranno sorpresi quando troveranno che c’è un cuore grande e vecchio e un ego che ci si abbina alla perfezione. Suvvia, Cal. Le persone come noi non muoiono in letti d’ospedale, noi ce ne andiamo con stile, guidando macchine da corsa, lottando con gli alligatori o facendo l’amore appassionatamente per tutto il giorno. Noi viviamo alla grande.
Cal: O moriamo provandoci.
Reva: Dimmi, quando ti ho visto, lo sapevi che era grave, vero? Perché non me l’hai detto?
Cal: Per lo stesso motivo per cui tu non l’hai detto a Josh.

Alle Torri, Cassie ammira il braccialetto al polso, mentre Josh è perplesso e chiede cosa ha sbagliato, visto che lei vuole tornare in ufficio. Cassie spiega che ha paura, perché dalla sua esperienza personale, ha visto che quando le cose vanno troppo bene, capita sempre qualcosa di brutto. Si alza e inizia a prendere le sue cose. Josh finalmente capisce che Cassie teme che la loro felicità attiri la sfortuna e non riesce a credere che sia così superstiziosa. Le chiede in prestito il telefono e lei, soddisfatta, pensa che stia chiamando Billy. Invece Josh chiama la babysitter per controllare che tutto sia a posto con RJ e ricordarle che saranno al Beacon tutta la notte. All’inizio Cassie lo fissa incredula, a bocca aperta, ma sentendo i piani di Josh non riesce ad evitare di sorridere.

Josh: Esattamente dove avrei sbagliato? Era il braccialetto? Il cibo? La scelta del ristorante? O…
Cassie: Non hai sbagliato affatto. E’ bellissimo! Lo adoro! Ti amo!
Josh: Ma non vedi l’ora di tornare in ufficio…
Cassie: Beh, vedi, l’ufficio è una cosa reale. Il lavoro è reale. Questo è… irreale. Questo è… è… troppo perfetto.
Josh: Non ti seguo più.
Cassie: Io… avresti dovuto limitarti alla cena, Josh, perché la cena era sufficiente per una serata.
Josh: Sufficiente?
Cassie: Ehi, ascolta. Quando le cose vanno così bene, vanno troppo bene… vuol dire che possono solo peggiorare!
Josh: Quindi è una brutta cosa che siamo felici?
Cassie: No, è una cosa fantastica. E’ davvero una cosa magnifica, finché non gli diamo troppa importanza e non iniziamo a contare ogni singolo momento che è perfetto e meraviglioso e incredibile e… (si alza)
Josh: Aspetta, aspetta. Ho capito. Penso di aver capito: hai paura che noi … attiriamo la sfortuna. Si tratta di questo?
Cassie: Basandomi sulla mia storia personale, sì.
Josh: Sai, comincio a pensare che stai impazzendo, Cassie, davvero.
Cassie: Mi stai dicendo che tu non sei mai stato superstizioso?
Josh: Beh, certamente non passo sotto le scale, ma lo sai.
Cassie: Visto?
Josh: Okay. Posso averlo? (riferito al telefono)
Cassie: Grazie.
Josh: Signora Chitwood, salve, sono Josh Lewis. Sto solo ricontrollando per essere sicuro che lei può restare tutta la notte con R.J. Sì, già. Le stesse informazioni che le ho dato prima: saremo al Beacon, in una suite, quel tipo di cose. Sì, è rimasta sorpresa. Allora grazie mille. (chiude il telefono) (A Cassie) penso che stanotte sarà la nostra notte fortunata.

Lizzie parla a qualcuno. E’ in lacrime e gli racconta della sua depressione post-partum: lei sa che dovrebbe desiderare di stare con Sarah, ma non ci riesce e il padre della bambina non crede che lei provi questi sentimenti. Per questo ha pensato di rivolgersi a un diverso tipo di padre… Padre Ray la rassicura che ha fatto bene a recarsi in chiesa. Lei lo prega di aiutarla. Lui loda il suo coraggio e la conforta: questa patologia è curabile. Lizzie ammette di sentirsi scoraggiata e umiliata. Lui le chiede dove si trova la bambina in quel momento, ma Lizzie appare confusa e insicura.

Lizzie: Non lo so. Forse mio marito ha ragione e questi sentimenti che provo non sono reali. Sarah è una benedizione. Dovrei desiderare di stare con lei. Non dovrei sentirmi triste vicino alla mia bambina. E visto che suo padre non riesce ad aiutarmi, ho pensato di rivolgermi a… un diverso tipo di padre. Io non do dove altro andare.
Padre Ray: Sono felice che tu sia venuta qui per un consiglio. La depressione post-partum è una cosa reale. Ma la buona notizia è che è curabile. Tu sei molto coraggiosa a chiedere aiuto.
Lizzie: Oh, Dio, non mi sento coraggiosa, forse mi vergogno, mi sento umiliata.
Padre Ray: Dov’è Sarah ora?
Lizzie: Ah, lei è con… con mia madre. O con la baby-sitter. Forse… oh cielo, mi sento così confusa tutto il tempo, Padre Ray. Io davvero… mi aiuti.

Tammy e Jonathan continuano a fare progetti, mentre lei sistema la biancheria di lui. Jonathan la avverte che non intende restare a vivere lì, vuole cercare un luogo speciale per loro due e per Sarah, che non sia un bar, un fienile o un capanno di pesca. Tammy ribatte che a lei va bene qualsiasi luogo purché stiano insieme. Lui sogna per loro una vera casa, con stanze, un giardino e tanto amore.

Jonathan: Non dobbiamo farlo ora.
Tammy: Oh, no, no. Nemmeno sembra reale ancora. Io ho bisogno che tu disfi i bagagli, ho bisogno del tuo spazzolino in bagno e della tua vecchia biancheria nel mio cassettone subito. Ok?
Jonathan: Ehi.
Tammy: Cosa?
Jonathan: Il nostro cassettone.
Tammy: Oh. Scusa! Il nostro cassettone, dimenticavo.
Jonathan: Comunque non abituarti troppo a questo posto.
Tammy: Che vuoi dire?
Jonathan: Intendo che avremo un posto nostro.
Tammy: Un altro?
Jonathan: (ride) Non quel tipo di posto. Non voglio che Sarah passi il suo tempo in un bar, un fienile o un capanno da pesca. Sai, voglio trovare un posto che sia adatto a voi due.
Tammy: Beh, ogni posto dove tu sei, va bene pure per me, anche se non posso parlare per Sarah.
Jonathan: Ok. No, io stavo… stavo pensando che noi potremmo trovare uno di quei posti con il tetto, delle stanze e un giardino.
Tammy: Vuoi dire una casa?
Jonathan: Sì, una casa! Sai, Sarah crescerà con noi in un bell’ambiente e con persone che la amano davvero.
Tammy: Oh, ma quella non è una casa, è una famiglia!

Fuori dalla chiesa, un ragazzetto ruba l’auto di Lizzie, non accorgendosi di Sarah sul sedile posteriore. Intanto Lizzie sta ancora parlando con Padre Ray e continua a discutere sul matrimonio, mentre il prete cerca – inutilmente – di riportare il discorso su Sarah. Lizzie vorrebbe che padre Ray parlasse a Jonathan per convincerlo che deve stare con lei e la bambina. Un chierichetto li interrompe per avvertirli che hanno rubato l’auto di Lizzie. La giovane corre fuori asserendo che la figlia è nella macchina. Padre Ray la insegue e la riporta dentro, ricordandole che Sarah è con la baby-sitter, ma Lizzie, stavolta veramente sconvolta, ammette di aver mentito e che devono avvertire subito la polizia!

Lizzie: E’ come se un minuto tu conosci la direzione presa dalla tua esistenza e subito dopo stai prendendo questo enorme impegno per tutta la vita con un’altra persona…
Padre Ray: Tua figlia….
Lizzie: … il che è meraviglioso perché il matrimonio è una cosa bella e sacra, che dovrebbe durare per tutta la vita, non è quello che dice Dio?
Padre Ray: Beh, le promesse non proprio…
Lizzie: E proprio quando tu e tuo marito vi abituate finalmente a questo matrimonio, bam! Arriva questo bambino per il quale si suppone tu sia, improvvisamente, pronta.
Padre Ray: Riguardo alla tua bambina…
Lizzie: Ascolti, io non voglio pensare brutte cose sulla mia bambina. Forse dovrei concentrarmi su qualcos’altro, tipo salvare il mio matrimonio. E’ tutto collegato, vero?
Padre Ray: Beh, si, ma torniamo a Sarah. Riguardo alla tua depressione…
Lizzie: Intende come sta distruggendo la mia famiglia? Perché io non penso che Jonathan capisca la depressione post-partum. Lei può fargli capire quanto Sarah ed io abbiamo bisogno di lui?
Ragazzo: Padre Ray?
Padre Ray: Non ora, Mickey, sono con qualcuno.
Mickey: L’automobile della signora… qualcuno l’ha rubata. L’hanno aperta e sono scappati.
Lizzie: Oh, mio Dio! Sarah era lì dentro!
Padre Ray: Lizzie, va tutto bene. Sarah sta bene, l’hai lasciata con la baby-sitter, ricordi?
Lizzie: No, no, ho mentito. Dobbiamo chiamare la polizia: qualcuno ha rapito la mia bambina.

Distesi sul letto, con i piedi sui cuscini, Jonathan e Tammy stanno leggendo gli annunci immobiliari. A Jonathan piace una casa molto costosa, mentre Tammy si innamora di una malridotta, ma con una bella veranda dove poter mettere fiori, sedie a dondolo e un dondolo. Potrebbero restaurarla ed abbellirla! La coppia si mette a “lottare” con i giornali, ma una telefonata li interrompe: con voce sconvolta Lizzie li avverte del rapimento di Sarah, mentre padre Ray sta chiamando la polizia. Jonathan e Tammy escono per andare a vedere cosa sia realmente successo.

Jonathan: Stavo pensando a qualcosa del genere? [guardano gli annunci]
Tammy: Va bene.
Jonathan: Cosa c’è che non va con questo? Ha tre camere da letto, un garage, una piscina.
Tammy: Dovremmo derubare una banca. Guarda questo.
Jonathan: Sta cadendo a pezzi!.
Tammy: No, si può restaurare.
Jonathan: E’ un rudere. Che cosa ti piace di questa?
Tammy: E’ una di quelle vecchie case con il portico.
Jonathan: (ride) Beh, non vivremo sotto il portico.
Tammy: Sì, ma io potrei metterci delle fioriere, delle sedie a dondolo o un dondolo!
Jonathan: Tammy Winslow, tu sei una dolce sognatrice
Tammy: Tu mi ami.
Jonathan: (ride) (il cellulare suona) Oh.
Tammy: E’ lei?
Jonathan: Uh-huh.
Tammy: Potrebbe trattarsi di Sarah.
Jonathan: Che c’è, Lizzie?
Lizzie: Jonathan, hanno rubato la mia auto. E’ stato solo per un minuto. Pensavo che lei sarebbe stata bene.
Jonathan: Cosa? Rallenta.
Lizzie: Sarah, Sarah era dentro. Qualcuno l’ha presa.
Jonathan: Qualcuno ha rapito Sarah? Lizzie, se mi stai imbrogliando…
Lizzie: No, è vero. Sono alla chiesa. La macchina era parcheggiata proprio lì fuori. Chi ruba una macchina da una chiesa?
Jonathan: Lizzie, che cosa hai fatto?
Lizzie: Non è stata colpa mia. Padre Ray è qui, può spiegarti tutto. [a padre Ray che è al telefono con la polizia] Non mi crede, mi aiuti. (chiude il cellulare)
Jonathan: Lizzie. Lizzie!
Tammy: Cosa c’è? Cos’è successo?
Jonathan: Non sono sicuro, ma ha qualcosa a che fare con Sarah. Andiamo.

Intanto padre Ray informa Lizzie che la polizia sta arrivando, poi le chiede se aveva dimenticato Sarah in auto. Lizzie confessa che l’aveva fatto volontariamente per riavere Jonathan.

Padre Ray: La polizia sta arrivando.
Lizzie: Grazie a Dio.
Padre Ray: Ok, ora dimmi di nuovo cosa è successo con calma. Hai dimenticato la tua bambina nell’auto?
Lizzie: No, doveva solo restarci per pochi minuti.
Padre Ray: Lizzie, hai lasciato tua figlia nell’auto? Perché?
Lizzie: Per non perdere mio marito.

Reva rotea scherzosamente il suo bicchiere d’acqua davanti a Cal che le dice che non la vuole. Reva gli tiene la mano: è qui per lui, perché sa cosa sta passando. Cal le chiede se è uscita a mangiare come voleva lui. Lei risponde di si: bistecca, vino e, con una smorfia, Alan Spaulding. Cal ride chiedendo se è un altro dei suoi ex. Lei conferma, ma sono anche nemici, ora suo figlio e la nipote di lui hanno avuto una bambina e c’è una specie di lotta di potere sulla piccola. Cal fatica a respirare e Reva vuole chiamare l’infermiera, ma lui la ferma e le racconta del suo primo amore: Julia, la donna che era per lui quello che Josh è per Reva. Reva si offre di rintracciarla, ma lui dice che ormai è troppo tardi. Lillian entra per preparare Cal per l’intervento. Reva, trattenendo la commozione, gli dice che lo aspetterà, ma lui non vuole.

Cal: Non voglio dell’acqua.
Reva: Lo so, è per me. Io non l’avevo detto a Josh perché… sai cosa? Io non sono qui per parlare di Josh. Sono qui per te perché so cosa stai passando.
Cal: Sei uscita a cena, come ti avevo detto di fare?
Reva: Sì, una bistecca, enorme, del vino e Alan Spaulding.
Cal: Alan Spaulding? (ride) Un altro dei tuoi ex?
Reva: Esatto.
Cal: Parlami di Alan.
Reva: Sostanzialmente, Alan Spaulding è un mio mortale nemico. Che altro vuoi sapere?
Cal: Se questa deve essere l’ultima storia che sento prima che mi portino in camera operatoria, allora voglio che sia formidabile.
Reva: Alan ed io abbiamo dei precedenti insieme. E sono stati sgradevoli, sai. Sua nipote è sposata a mio figlio e questo ci mette in questo strano tipo di… non so davvero cosa… una lotta di potere? Una lotta per il potere sulla loro bambina.
Cal: Già, punto sulla nonna.
Reva: Attento (ride) Ehi, vuoi che chiami l’infermiera?
Cal: Julia. Julia… Julia, era lei.
Reva: Lei cosa?
Cal: Come te e Josh. Lei è stata il mio primo amore, l’ex che non dimentichi mai. Oh, sono stato davvero fortunato, ho sposato la mia migliore amica.
Reva: Vuoi che la chiami per te?
Cal: No. No, non c’è più tempo.
Lillian: Cal, dobbiamo prepararti per l’intervento ora.
Cal: E’ ora dello spettacolo.
Reva: Resterò qui ad aspettare.
Cal: No, no, non aspettare, Reva. Non farlo.
Reva: Non me ne andrò.
Cal: Reva, non… non aspettare assolutamente, finché resterai qui affronterai le cose che ti fanno davvero paura.
Reva: Cosa? Il cancro?
Cal: Peggio.

Al Beacon, Cassie rimane a bocca aperta nel vedere la stanza preparata da Josh: fiori, champagne e candele. Lui scherza sulla sfortuna, poi brindano, bevono lo champagne e Josh inizia a sbottonarle la camicetta, mentre si baciano. Appena si stendono sul letto, il fumo di una delle candele fa attivare l’allarme antincendio. Pochi secondi dopo, la porta della camera si spalanca ed entra un impiegato munito di estintore, che li spruzza con la schiuma. Josh e Cassie sono increduli.

Cassie: Josh.
Josh: Sì?
Cassie: Non posso credere che hai fatto tutto questo.
Josh: Già, beh, aspetta solo il nostro anniversario dei 5 mesi, 5 settimane, 6 giorni, 3 ore e 27 minuti! E, nel caso non l’avessi notato, qui non ci sono scale sotto cui passare, non ci sono gatti neri ad attraversarti la strada. (apre lo champagne, il tappo esce rimbalzando sul pavimento) Ah. Um… mi spiace per quello.
Cassie: Sono 7 anni di sfortuna!
Josh: No, a dire il vero, non ho colpito lo specchio, quindi saranno 7 anni di fortuna.
Cassie: Te lo stai inventando!
Josh: Sì, ma qui siamo in una bella suite e abbiamo lo champagne.
Cassie: E le candele, abbastanza per superare un blackout.
Josh: Non ci saranno blackout. Tieni (le porge il bicchiere).
Cassie: Ehi, non criticare i blackout! E’ grazie ad essi che siamo qui.
Josh: No, siamo noi stessi ad averci fatto arrivare dove siamo, non dare troppi meriti alla mancanza di elettricità. Salute (bevono). Sai, ho ammirato questa camicetta tutta la sera.
Cassie: Hmm.
Josh: Sì, è molto carina. Come si toglie? Oh, ecco.
Cassie: Solo un bottone per volta.
Josh: Un paio di bottoni qui, un paio di bottoni lì.
Cassie: Uh-huh.
Josh: (ride) Ecco.
Cassie: Uh-huh.
Josh: Oh andiamo, dai. (suona l’allarme antincendio) Ma che diavolo?

In chiesa, Lizzie è preoccupata perché Jonathan non è ancora arrivato. Padre Ray cerca di calmarla. Jonathan entra in chiesa e, come una furia, afferra Lizzie per le braccia, chiedendole che ne ha fatto di sua figlia.

Lizzie: Dov’è Jonathan? Perché ci mettono così tanto? Dobbiamo trovare la mia bambina.
Padre Ray: Lizzie, faremo tutto quello che è possibile. Devi calmarti per favore.
Lizzie: Jonathan, grazie a Dio.
Jonathan: Che diavolo hai fatto alla mia bambina?!

Josh è arrabbiato. Il dipendente con l’estintore si scusa, ma quella è una stanza non fumatori. Josh ribatte che loro non fumavano, però, per liberarsi velocemente di lui, gli dà dei soldi per coprire eventuali danni e il biglietto da visita della Lewis Costruzioni per mandare il conto. Rimasti soli, Cassie scoppia a ridere e Josh, riferendosi alla schiuma che hanno addosso, propone di provarla sotto la doccia. Lei pensa che hanno già sfidato la sorte abbastanza, ma lui la prende in braccio e la porta in bagno.

(suono dell’allarme)
Josh: Che diavolo è?
Dipendente dell’albergo: Sono molto dispiaciuto, signora Winslow, questa è una stanza non fumatori.
Josh: Lei è dispiaciuto?
Cassie: Non credo ci fosse quando possedevo questo posto.
Josh: Non stavamo fumando, capito? Stavamo solo prendendo un paio di precauzioni in caso di blackout. Okay, sa una cosa? Tenga (soldi), ecco, questo dovrebbe coprire qualsiasi eventuale danno al posto. Se non è così mandi il conto alla Lewis Costruzioni.
Dipendente dell’albergo: Guardi, io…
Josh: Lei deve andare ora, perché noi abbiamo molte cose da fare.
Cassie: (ride)
Josh: Ok, questa schiuma potrebbe essere una cosa davvero buona.
Cassie: Ora?
Josh: Oh, sì, sarebbe carino.
Cassie: Non pensi che abbiamo già sfidato la sorte a sufficienza?
Josh: Io penso che dobbiamo andare a vedere che sensazione dà questa schiuma sulla pelle nuda. E’ quello che penso al momento.
Cassie: Oh, fantastico, sì. Quindi sarei nuda quando arriverà il terremoto.
Josh: Già, sarebbe fantastico.

Lillian e Reva parlano. Lillian loda Reva per essere rimasta accanto a Cal che sta lottando da solo. Loro dovrebbero sostenersi sempre a vicenda perché ognuno di loro potrebbe trovarsi al posto di Cal in futuro. Reva chiede perché la vita è così difficile. Lillian risponde che forse è preziosa proprio per quello.

Lillian: E’ molto bello che tu sia restata, per quanto lui sia coraggioso, è difficile per lui lottare da solo.
Reva: Lo so.
Lillian: Tu non eri sola. Voglio dire che avevi Billy, e quando gli altri lo hanno scoperto, mezza città è venuta qui per te e sono ancora qui se avessi bisogno.
Reva: Sì, beh, non riguarda me.
Lillian: Lo so. Riguarda tutti noi che siamo sopravvissuti. Noi dobbiamo imparare a sostenerci l’un l’altro, non solo quando le cose vanno male come in questo caso.
Reva: Ma sempre.
Lillian: Sempre, voglio dire: tocca a lui oggi, ma domani potrei essere io.
Reva: O io. Perché la vita è così difficile, Lillian?
Lillian: Non lo so, ma forse se non lo fosse, non sarebbe così preziosa.

Jonathan scuote Lizzie. Tammy e Padre Ray intervengono per separarli. Jonathan è furioso. Lui e Lizzie si urlano contro. Lui insiste per sapere cosa è successo a Sarah e sottolinea che Lizzie non lascerebbe nemmeno il suo cane da solo in auto, per di più in inverno… facendo capire che sospetta che lei lo abbia fatto di proposito. Lizzie si fa proteggere da Padre Ray e prova a ripetere il fatto della depressione, ma Jonathan e Tammy la smentiscono. Beth li raggiunge, preoccupata. Lizzie si getta tra le sue braccia, mentre Jonathan continua ad accusarla. Beth dice che non è il momento e chiede a padre Ray se ci sono notizie. Frank arriva: hanno trovato l’auto. Tutti corrono in Main Street, dove la polizia ha fermato il ladro. Jonathan è il primo ad arrivare, vede il ragazzo e lo afferra da dietro, ma Frank li separa. Jonathan corre allora verso l’auto, apre lo sportello e prende Sarah addormentata nel sedile posteriore. Lizzie e Beth arrivano di corsa. Lizzie la vorrebbe prendere, ma Jonathan la informa che non le permetterà di farle del male di nuovo.

Jonathan: Cosa hai fatto a Sarah?
Lizzie: Mi stai facendo male. Dio, è anche mia figlia!
Jonathan: Tu non lasceresti il tuo cane in auto! Che tipo di persona…
Lizzie: Tu mi hai lasciato sola!
Jonathan: Tua madre era con te!
Lizzie: Sì, ma tu mi hai lasciata e noi avevamo bisogno di te. Tu pensi che volessi che Sarah mi vedesse così, in lacrime, dentro una chiesa?
Jonathan: Egoista! Siamo nel mezzo dell’inverno, Lizzie! Dannazione! Cosa? Ha recitato anche con lei la finta depressione post-partum?
Lizzie: E’ reale! Glielo dica che è autentica.
Jonathan: La tua è una finzione.
Padre Ray: Questo non aiuta.
Tammy: Se l’è inventato.
Lizzie: Oh, stai zitta, Tammy.
Jonathan: Non parlarle così.
Lizzie: Se tu non fossi così preoccupato per lei! Dio, lo fai sembrare come se io l’avessi fatto di proposito.
Jonathan: La venderesti online se ti facesse ottenere quello che vuoi!
Beth: Lizzie.
Lizzie: Oh, mio Dio, mamma! Dicono che è tutta colpa mia.
Jonathan: Beh, è colpa tua.
Lizzie: Io non ho abbandonato la mia famiglia.
Jonathan: Hai lasciato una neonata in un’automobile.
Beth: Ok. Non è il momento. Cosa sappiamo per ora?
Padre Ray: La polizia ha diramato un allarme di sospetto rapimento allertato le pattuglie per l’auto.
Jonathan: Beh, ci stanno mettendo troppo, io vado.
Frank: Ho appena ricevuto una chiamata: hanno trovato la macchina.
Jonathan: C’era la mia bambina dentro?

Frank: OK, non muovetevi, state qui.
Jonathan: E’ lui? E’ quello? Dov’è lei?
Frank: E’ nella macchina, lei è in auto. Dovrai aspettare: lei sta bene, ma aspettiamo il dottore.
Jonathan: E’ ferita?
Frank: No, sta bene, ok? Vogliamo solo essere sicuri. Jonathan!
Jonathan: Ehi, ciao piccolina, papa è qui. (la prende)
Lizzie: Oh, Sarah! Grazie, Signore!
Frank: Va bene, sta bene!
Jonathan: Stai lontana da lei.
Lizzie: Voglio solo vederla. Sta bene? Ascolta, giuro che non volevo che succedesse niente di tutto questo.
Jonathan: Non ti permetterò di farle male di nuovo.

Josh e Cassie escono dalla doccia. Sono in accappatoio e si baciano. La direzione ha intanto mandato una cena, offrendola alla coppia. Cassie pensa che lo hanno fatto perché lui li aveva spaventati, Josh ribatte che forse è successo solo perché la sfortuna è stata sconfitta. Si baciano per testare la cosa, ma non succede nulla. Festeggiano: il destino ora è dalla loro parte. Si preparano a mangiare, ma non è quello che avevano ordinato: è disgustoso. Josh dice allora che non hanno bisogno di mangiare, perché hanno l’un l’altro. Si baciano.

Josh: (ride) Vedi? Ora è tutto perfetto. Guarda. E’ esattamente come dovrebbe essere. (indica il carrello con la cena) Eh? Oh omaggio della direzione.
Cassie: Cosa? Ci offrono il servizio in camera?
Josh: Sembrerebbe di si.
Cassie: Beh, forse è perché li hai spaventati.
Josh: Forse è perché abbiamo sconfitto la sfortuna. Cassie?
Cassie: Sì?
Josh: La sfortuna è scomparsa.
Cassie: Quindi ammetti che ne esisteva una.
Josh: Lo ammetterò, se tu ammetti che è scomparsa. Siamo in una bella suite, giusto? Non indossiamo altro che accappatoi e c’è del cibo gratis sul tavolo.
Cassie: (ride)
Josh: Grazie.
Cassie: Beh, muoio di fame.
Josh: Io pensavo che prima avessi detto che eri sazia.
Cassie: E’ stato prima che venissimo spruzzati con la crema di marshmallow.
Josh: Capisco. Pronta?
Cassie: Pronta.
Josh: Via. Eh??
Cassie: Beh, non è un braccialetto.
Josh: Che diavolo è?
Cassie: Non saprei. Penso che sia qualcosa che viene dalla cucina.
Josh: Non è quello che avevamo ordinato.
Cassie: Beh, io ho avuto bastoncini di pollo, ben tre.
Josh: Io ho della pasta che assomiglia a un piccolo roditore.
Cassie: Beh, io ho dei biscotti a forma di animali. Te li dò in cambio del tuo dessert giallastro.
Josh: Ok, ok, ok. Metti giù i biscotti. Ok, ok.
Cassie: Huh?
Josh: Non abbiamo bisogno di cibo perché abbiamo l’un l’altro.
Cassie: Benissimo.
Josh: In realtà, è il meglio che ho potuto fare con così breve preavviso. Vieni qui
Cassie: (ride)

Un’assistente spinge il lettino di Cal fuori dalla sua camera per portarlo in sala operatoria. Reva è lì fuori e gli dice che lo aspetterà: la sua sarà la prima faccia che vedrà al risveglio. Gli prende la mano. Lui non vuole che resti lì: deve uscire e vivere anche per lui, realizzare i suoi sogni, senza perdere tempo. Reva è commossa e gli fa una pernacchia, ribadendo che lui ce la farà, poi gli dà un bacio di saluto. Cal scherza che tornerà a perseguitarla come fantasma se permetterà che scrivano Caleb sulla sua lapide. Reva ride, ribadisce che lo aspetterà, poi guarda mentre lo portano via con le lacrime agli occhi, appoggiata a Lillian.

Reva: Ehi.
Cal: Mi sembrava di averti detto di filare.
Reva: Mi piace il caffè qui.
Cal: Sono serio.
Reva: Io resto, ok? Resto! Voglio che la mia faccia sia la prima cosa che tu vedrai quando ti risveglierai dall’intervento.
Cal: Reva, ti prego vai a casa.
Reva: E io ti ho detto…
Cal: Reva… ascolta, non voglio che tu sprechi un altro minuto della mia vita.
Reva: Della tua vita?
Cal: Della mia vita. Tu non stai più vivendo solo per te.
Reva: Ce la farai.
Cal: Ok, ok. Ogni progetto che tu hai, voglio che tu… voglio che lo raddoppi. Ogni sogno che tu hai, voglio che tu lo insegui di corsa.
Reva: (fa una pernacchia) No. Noi andremo a Las Vegas.
Cal: Ok, puntaci tutto. Rischia. Rischio doppio per me, ok?
Reva: Aspettate, aspettate (lo bacia).
Cal: Se permetterai che scrivano “Caleb” sulla mia lapide, tornerò a spaventarti come fantasma.
Reva: (ride) Sarò qui.

Cassie e Josh si baciano di nuovo per provare di avere finalmente sconfitto la sfortuna. Quindi si spostano sul letto e finalmente riescono a finire quello che avevano cominciato.

Cassie: Sei sicuro di volerci riprovare?
Josh: Stai scherzando, vero?
Cassie: Sì.
Cassie: Ok. Proviamo.
Josh: Eccomi.
Cassie: Niente locuste, inondazioni o terremoti.
Josh: Stai dicendo che la terra non si è mossa per te in quel momento?
Cassie: (ride)
Josh: Forse dobbiamo provare di nuovo, ok?
Cassie: Proviamo.
Josh: Uh-oh. Il letto è sicuro?
Cassie: Penso che sia sicuro.
Josh: Lo è?
Cassie: Penso di si.
Josh: Sicura?
Cassie: Sicura.
Josh: Ok.
Cassie: Forse è finita.
Josh: Forse la sorte è davvero dalla nostra parte ora.
Cassie: Forse iniziamo a creare la nostra propria fortuna.
Josh: Forse si.

A Cross Creek, Reva scende dal piano di sopra, dove è andata a cambiarsi. Ora indossa un vestito rosso ed è al telefono con Billy. Gli chiede di uscire con lei: ha promesso ad un amico di farlo. Billy esita e lei insiste: le sue scarpette hanno bisogno di ballare perché son rimaste ferme da quando si è ammalata. Billy si convince e lei gli dice che è già pronta. Dopo aver concluso la telefonata, si guarda allo specchio per gli ultimi ritocchi. La sua mano sfiora sotto il braccio e lei sente qualcosa. Allora palpa con più attenzione e trova, spaventata, un nuovo nodulo.

Reva: No, Billy, lo so che è un breve preavviso, ma ho proprio bisogno di uscire di casa, stasera, ok? Perché ho bisogno di respirare. Ok, io… ascolta, ho promesso ad un amico… devi solo uscire con me. Sarà divertente. Beh, le mie scarpe con il tacco a spillo sono rimaste nell’armadio da quando ho avuto il cancro, e hanno bisogno di ballare. Ok? Come? Fantastico. Tra quanto posso essere pronta? Oh, Tesoro, io sono già pronta. Sono nata pronta, piccolo! Ok. Sbrigati! (allo specchio) Reva Shayne, sei tornata ragazza e stasera, questo è per te, Cal. Ti prego, Dio no. Non di nuovo.

Lizzie va verso Jonathan e tende le mani verso la bambina: vuole abbracciarla. Jonathan si ritrae, poi si avvicina a Frank e gli dice di lasciar andare il ladro perché è stata solo colpa di Lizzie. La ragazza si difende e si rivolge a padre Ray, che però mette una buona parola per il ladro. Lizzie chiede allora aiuto a Beth, ma la madre, anche se dispiaciuta, si rifiuta: pensa al meglio per Sarah. A quel punto la ragazza si avvicina a Tammy e, con voce carica di odio e rabbia, la accusa di mettergli tutti contro e pretende che Jonathan tenga la figlia lontana da lei. In risposta, Jonathan informa Lizzie che chiederà la custodia di Sarah. Lizzie è incredula e Beth piange alle sue spalle. Jonathan aggiunge che ne ha abbastanza e la piccola starà con lui finché non si avrà una sentenza. Lizzie piange. Jonathan e Tammy se ne vanno con la bambina mentre Beth cerca di impedire a Lizzie, che piange disperata, di seguirli.

Lizzie: Voglio abbracciare mia figlia.
Padre Ray: Andiamo in un posto più privato.
Jonathan: Sarah non andrà da nessuna parte con lei. Scusami, Frank, lascialo pure andare, non mi interessa, è lei che ha provocato tutto.
Lizzie: No. No, è lui quello che ha rubato la mia auto. E’ quello che ha portato via mia figlia. Ti prego digli che non volevo succedesse. Ti prego, dillo a loro.
Ladro d’auto: Nemmeno io volevo, Padre.
Frank: Padre, lo conosce?
Padre Ray: Lui era uno dei nostri chierichetti. Frank, non è un cattivo ragazzo.
Lizzie: Ed io? Nemmeno io sono cattiva. Mamma, lo sai che amo Sarah. Non proverei mai a farle del male. Mamma, non è stata colpa mia.
Beth: Tesoro, tesoro, lo so, ma quello che tu hai fatto, lasciare Sarah in quel modo… io sto pensando a Sarah.
Lizzie: Pure io. Niente di questo sarebbe successo se lui non avesse rubato la mia macchina. E nemmeno sarei andata a cercare aiuto se lui non ci avesse abbandonato. Lui ci voleva. Oh, Dio, (a Tammy) tu eri così gelosa! Hai messo tutti contro di me.
Tammy: No, hai fatto tutto da sola, Lizzie.
Lizzie: E’ la mia bambina, Tammy, ed io non ti voglio vicino a lei. Tienila lontana dalla nostra bambina.
Jonathan: Voglio la custodia.
Lizzie: No.
Jonathan: Sì. Andrò a fare la richiesta domani.
Lizzie: Non puoi farlo. Lui non può farlo.
Jonathan: Ho più del necessario contro di te.
Lizzie: Perché, perché, perché? Perché continui a farmi del male?
Jonathan: Perché tu stai facendo del male a Sarah, e lei non può proteggersi, quindi lo faro io.
Lizzie: No. io posso proteggerla, ne sono in grado.
Jonathan: No. Lei resterà con me finché non risolviamo la cosa.
Lizzie: No! Jonathan, non puoi portarla via! Non puoi!
Beth: Lizzie!
Lizzie: No, no, no! No! No! No! No!

8 pensieri riguardo “Raccontando Sentieri – 16 Gennaio 2007”

  1. oltre alla trama così ben riportata, complimenti per i fotogrammi delle puntate che possono essere ingranditi e ancor meglio rendono l’idea sulle scene. gran lavoro, grazie 1000

  2. Ho appena letto le puntate, grazie.
    E inoltre volevo fare una proposta: se qualcuno sa dirmi dove posso procurarmi le puntate in inglese di sentieri, grazie alle traduzioni fatte da rita126 le posso sottotitolare e caricarle su qualche sito di file sharing o su youtube.

    1. mi piacerebbe ritrovare i filmati in originale corrispondenti alle puntate in modo da poterli vedere dopo la lettura del riassunto ,mi aiutate ?

  3. Sentieri è previsto nei palinsesti estivi, da Luglio a Settembre, per ora, di LA 5, dalle 11 alle 11 e 30. SOL sai qualcosa in più?

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